Calchi, ombre, fumo, luce, spazio e silenzio: per Claudio Parmiggiani un’opera non è mai un gesto di buona educazione, né tranquilizzante, né ottimista ma un gesto duro, radicale, estremo.

Nato a Luzzara (in provinica di Reggio Emilia) nel 1943, Claudio Parmiggiani si forma all’Istituto di Belle Arti di Modena. Frequenta, giovanissimo, lo studio di Giorgio Morandi a Bologna.
Nei primi anni Sessanta è vicino al Gruppo ’63 ed ai poeti riuniti attorno alla rivista Il Verri di Luciano Anceschi, contribuendo al clima di intensa collaborazione tra arti visive e poesia del tempo. Il sodalizio più intenso e duraturo, tuttavia, sarà con l’intellettuale milanese Emilio Villa.

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta si dedica alle opere “di misurazione” in cui carte geografiche e mappamondi accartocciati negano le certezze del mondo fisico (come in Atlante, realizzata nel 1970 con testi di Nanni Balestrini ed Emilio Villa).

Contemporaneamente realizza anche lavori interamente incentrati sullo spazio, come i labirinti composti di cristalli infranti e Luce, luce, luce (1968), in cui cosparge il pavimento di una galleria con un pigmento giallo che produce una luce abbagliante.

Appartengono allo stesso periodo le prime Delocazioni, composte da ombre, ottenute mettendo delle tele o degli oggetti alle pareti e poi saturando di fumo l’ambiente, in modo da ottenere in pochi minuti l’effetto che il tempo potrebbe creare in anni. Proprio le Delocazioni costituiscono una prima riflessione sul tema dell’assenza, che diventerà fondamentale in tutta la sua produzione artistica successiva.

Nel 1975 Parmiggiani progetta una scultura (che sarà completata solo nel 1991) le cui parti sono collocate in Italia, Egitto, Francia e Cecoslovacchia ed è quindi impossibile da vedere in un solo momento.

Parmiggiani, Labirinto di cristalli infranti

Nei decenni successivi espone in grandi musei e lavora su committenze internazionali. Tiene mostre personali in Italia (al PAC di Milano nel 1992) e all’estero, dall’Albert Totah Gallery di New York (1986) al Museum Moderner Kunst di Vienna (1987), dal Museo d’Arte Moderna di Strasburgo (1987) al Palacio de Cristal di Madrid (1990), dalla Galleria d’Arte Moderna di Praga (1993) al Centre Georges Pompidou di Parigi (1997).

Viene invitato più volte alla Biennale di Venezia (1972, 1982, 1984, 1986, 1995) e nel 1998 una delle sue mostre più importanti è ospitata dalla Promotrice delle Belle Arti di Torino e curata da Gianni Vattimo.

Il silenzio come materia dell’arte

Il tema dell’assenza accompagna tutta la sua produzione, insieme al silenzio che considera una materia ed un elemento indispensabile all’interno dell’arte, come reazione a quei linguaggi che fanno del clamore e della superficialità il loro principale obbiettivo artistico.

Con la personale Silencio a voz alta (dal cui testo è tratta la citazione all’inizio dell’articolo), è stato il primo artista italiano ad esporre a Cuba, nel Museo Nazionale di Belle Arti dell’Avana, Cuba, per il progetto Pensatori Ospiti, a cura di Abel Herero (2006).

Caludio Parmiggiani e l’immagine

La ricerca artistica di Claudio Parmiggiani è pervasa da un profondo spirito iconoclasta. Partito da una matrice concettuale, l’artista ha condotto una continua riflessione sulla natura delle immagini e soprattutto sul ruolo dei loro referenti emotivi e culturali.

La sua riappropriazione dell’essenza dell’immagine avviene attraverso materiali e tecniche differenti, dalla fotografia al calco, dal frammento all’assemblaggio di elementi antitetici.

Parmiggiani, Delocazione

Sono emblematiche la opere della serie Delocazione, i labirinti di cristalli infranti come il Teatro dell’Arte e della Guerra, realizzato nel 2006 al Teatro Farnese di Parma, ed il Faro d’Islanda (2000) un’opera permanente creata alla periferia di Reykjavik, in uno dei luoghi più gelati al mondo, che svetta solitaria lungo la strada che va verso i ghiacciai ed i vulcani più famosi dell’isola.

Parmiggiani è anche autore di Stella Sangue Spirito (Actes Sud, 2000) e Una fede in niente ma totale (Le Lettere, 2010).

Per Bolaffi ha realizzato La Donna del ciclo Le Carte da Gioco.