Marotta Editori

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Pochi artisti come lo statunitense Edward Kienholz  sono riusciti a trasformare il  lato oscuro dell’Occidente in arte. Repulsiva e ripugnante, critica e dissacrante come solo l’arte contemporanea può essere.

Nato nello stato di Washinghton nel 1927, Kienholz cresce in una famiglia di agricoltori fondamentalisti cristiani. Studia arte, ma non prende mai il diploma e si guadagna da vivere facendo lavori come il falegname, il meccanico, l’assistente in un ospedale psichiatrico, il rivenditore d’auto usate.

Negli anni ’40 si trasferisce a Los Angeles, dove comincia a dedicarsi all’assemblaggio di oggetti quotidiani e di scarto. Lontano dall’estetica celebrativa del Pop, le sue cose sono simboli dello spreco, del consumismo sfrenato e irresponsabile, a volte rifiuti o materiali come capelli, stracci e colle viniliche colate.

Traggono origine da questa esperienza i suoi tableaux o environmental assemblages, che rappresentano scene di morte, guerra, sesso, violenza e intolleranza religiosa in maniera estremamente realistica, anche grazie all’uso di avanzi di manichini o calchi in gesso di persone reali.

Kienholz
Roxy’s, 1961. Fonte: Artstack

Nel 1957 insieme al teorico Walter Hopps fonda a galleria Ferus, che in breve diventa un importante centro d’avanguardia. Nel 1961 espone al Pasadena Art Museum e nella mostra Art of Assemblage del MoMA, accanto a nomi del calibro di Picasso, Duchamp e Schwitters. Inoltre realizza la sua prima installazione ambientale per documenta 4:  Roxy’s, ovvero un bordello del Nevada popolato da grottesche figure di spazzatura.

Nel 1972 comincia il sodalizio artistico con la moglie Nancy Reddin, che durerà fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1994.

Five car stud: lo shock, l’oblio e il ritorno

Una delle più note realizzazioni dei coniugi Kienholz è Five car stud, impressionante rappresentazione di un linciaggio.

Kienholz
Five car stud, 1972. Fonte: Internazionale

Alla luce dei fari di un’automobile, tre uomini bianchi immobilizzano a terra un uomo di colore, mentre un quarto brandisce un coltello con cui lo sta evirando. Poco lontano un cappio pende da un albero e una donna bianca è bloccata in un furgoncino da un altro bianco. Tutte le figure appaiono grottesche e deformate, la scena è il frammento di un tempo sospeso, agghiacciante e violenta, resa ancora più disturbante dalla musica folk in sottofondo.

Presentata da Harald Szeemann a documenta 5 (1972) Five car stud ottiene subito l’approvazione della critica europea, ma viene vandalizzata da alcuni visitatori. Viene quindi comprata da un collezionista giapponese, che la tiene in deposito per quasi quarant’anni. Solo nel settembre del 2011 è stata installata al Los Angeles County Museum of Art e, l’anno successivo, acquistata dalla Fondazione Prada, che la espone per la prima volta in Italia nel 2016.

Per Bolaffi Kienholz ha realizzato Il Senso degli Affari, copertina della serie I sensi.

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