Giosetta Fioroni ha portato nell’arte italiana del Secondo Dopoguerra una ventata di rinnovamento. Accostata – talvolta erroneamente – alla Pop Art americana, se ne allontana per il desiderio di raccontare una femminilità sofisticata, fatta di sguardi ed atmosfere.
Nata a Roma nel 1932, figlia d’arte (la madre era pittrice, il padre scultore) Giosetta Fioroni è immersa fin da giovanissima in un ambiente creativo e stimolante.
Allieva di Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti di Roma, frequenta la galleria La Tartaruga, dove ha modo di conoscere il meglio dell’arte statunitense del periodo: Cy Twombly, Robert Rauschenberg e Willem De Kooning. È l’unica donna a far parte della Scuola di Piazza del Popolo, che segna la via italiana alla Pop Art, con Tano Festa, Mario Schifano, Franco Angeli. Nel 1964 partecipa con il gruppo alla Biennale di Venezia.
La sperimentazione artistica di Giosetta Fioroni
Dotata di un temperamento eclettico, si dedica a differenti forme d’arte. Il primo amore è la pittura: nei primi anni ’60 realizza gli Argenti, tele dai colori industriali, con segni, scritte e simboli, sovrapposti e cancellati. In seguito dipinge fotografie di volti e figure femminili proiettate sulla tela.

Nel decennio successivo si sposta nella campagna veneta, dove realizza delle piccole teche con nidi, piume, fiori secchi, legni e comincia ad interessarsi al mondo della fiaba e delle leggende locali.

Si dedica anche alle performance, ma non disdegna la macchina da presa (realizza i film Gioco, Coppie, Solitudine femminile e Goffredo) e la fotografia. Molto celebri sono i suoi Teatrini: ambienti in miniatura perfettamente ricostruiti, che si possono vedere a occhio nudo oppure attraverso uno spioncino.

Negli anni ha collaborato spesso con scrittori e poeti, come Andrea Zanzotto, Georges Bataille e Goffedo Parise, che è stato a lungo il suo compagno.
Ha indagato l’universo femminile con delicatezza, legando le proprie immagini ad un vivo sentimento narrativo. La sua ricerca si è concentrata sulla sulla femminilità, di cui ha saputo cogliere magistralmente sfumature e fascino.

I progetti più recenti
La sua attività artistica ed espositiva non si è mai interrotta. Tra i lavori più recenti figura L’altra ego, esposto al MACRO di Roma e realizzato con il fotografo Marco Delogu (2012).

Nel 2016 partecipa alla mostra collettiva Sous le soleil exactement a Parigi insieme a Pauline Boty, Antony Donaldson, Tano Festa, Claude Gilli, Alain Jacquet, Allen Jones, Gerald Laing, Roy Lichtenstein, Lewis Morley, Andy Warhol e Tom Wesselmann.
Per Bolaffi ha realizzato la copertina Astronomia, edita nella serie di multipli d’arte dedicata alle Sette Arti Liberali.