Henry Moore ha comunicato al mondo la bellezza e l’armonia attraverso volumi definiti da linee morbide e sinuose. Le sue opere, a dispetto delle tragiche vicende del Novecento che videro coinvolto l’artista, manifestano una natura intima e poetica.
Nato nello Yorkshire alla fine dell’Ottocento, Henry Moore prende parte alla Prima Guerra Mondiale, tornando a casa nel 1917 dopo essere stato intossicato dal gas.
Grazie ad una prima borsa di studio dedicata agli ex-militari, riesce a frequentare la Leeds School of Art e completa la sua formazione, grazie ad un secondo assegno, al Royal College of Art di Londra, in cui finisce per insegnare scultura per sette anni.
I suoi interessi spaziano dalla scultura messicana, egizia e africana (che vede al British Museum) a quella moderna, in particolare a Brancusi, Archipenko, Picasso, passando per la pittura di Cézanne, Matisse ed ancora Picasso. A tutto ciò si aggiungono le esperienze vissute in Italia, che raggiunge nel 1925 grazie ad un’altra borsa di studio. Nel Belpaese ha modo di apprezzare le sculture etrusche e le opere di Giotto, Michelangelo, Donatello e Giovanni Pisano.
Nel 1940 viene nominato “artista di guerra”, con l’incarico di disegnare scene di vita all’interno rifugi antiaerei, e per i tre anni successivi si dedica esclusivamente al disegno.
La poetica di Henry Moore
La sua ricerca artistica cerca di coniugare l’indagine sulla figura umana con l’astrattismo, giungendo a figurazioni dalla forte carica simbolica, costruite attraverso linee morbide e volumi vigorosi.
Spesso si concentra anche su elementi naturali, come sassi, alberi e rocce, e sul cambiamento che i fenomeni atmosferici incidono sulle loro forme. Nel corso della sua carriera si distinguono alcune tematiche ricorrenti: la guerra, le figure sdraiate, madre e figlio (declinata anche come Madonna o Madre Terra).
I suoi lavori sono una continua ricerca di equilibrio tra istanze opposte fra loro: vuoto e pieno, umano e naturale, figurazione ed astrazione.
Tra il 2015 ed il 2016 gli è stata dedicata una restrospettiva alle Terme di Caracalla di Roma.
Per Bolaffi ha realizzato il Numero 8, edito nella serie di multipli d’arte dedicata ai Numeri Arabi.