Rosso, arancio, giallo, azzurro, verde, indaco e violetto: sono i colori dell’iride. Joe Tilson, Chris Burden, Allen Jones, Victor Pasmore, Leonardo Cremonini, Jiri Kolar e Arturo Carmassi ne hanno rappresentato uno su ciascuna delle celebri copertine tematiche Bolaffi degli anni ’70.
Il colore rosso è comunemente associato a passione, energia, sangue e forza. Il controverso Allen Jones, celebre per i suoi Furniture Works (elementi di arredo modellati da corpi femminili), lo rappresenta con lo sguardo inquisitorio di una giovane donna, quasi una moderna Cappuccetto Rosso che non ha alcuna paura del lupo.
Sullo spettro cromatico dell’arcobaleno, al rosso fa seguito l’arancione, di cui l’immaginario estremo di Chris Burden dà un’interpretazione drammatica: due X che vanno a fuoco. La luce crudele della fiamma sembra quasi rievocare i roghi del Ku Klux Klan e rimanda alla poetica di Burden, concentrata da sempre sull’analisi critica dei meccanismi di potere, denaro e tecnologia.
Il Giallo di Arturo Carmassi rispecchia fedelmente la natura energica e luminosa del colore: campeggia sulla superficie della copertina e si lascia incidere dai segni astratti che distinguevano la ricerca artistica del pittore negli anni ’70.
I colori dell’iride: verde, azzurro e violetto
Jiří Kolář è autore della copertina Verde, in cui un’erma incornicia una scena esotica. Molto noto sia per le poesie che per i collage, l’artista ceco puntava ad influenzare la visione della vita dello spettatore, usando frammenti di testo e immagini per evidenziare la frammentazione del mondo che lo circondava.
Il colore del cielo, che viene associato alla serenità ed alla calma, è stato rappresentato da Joe Tilson attraverso uno dei suoi celebri labirinti. Il suo Azzurro è quasi un rompicapo di lettere e sentieri da seguire.
La definizione dello spettro di luce visibile all’uomo si deve a Isaac Newton. Tuttavia, egli scelse il numero sette sulla base della teoria esoterica della connessione tra colori, note musicali, pianeti (allora se ne conoscevano solo sette) e giorni della settimana. Per questo, e per la difficoltà che l’occhio umano incontra nel distinguerlo dal violetto, l’indaco è stato talvolta considerato come un intruso “di comodo” all’interno dei colori dell’iride. A dispetto di queste considerazioni, tuttavia, è il protagonista della copertina Bolaffi di Victore Pasmore che lo rende un segno astratto che la attraversa da lato a lato.
Il violetto, ovvero l’ultimo dei colori dell’iride visibile ad occhio nudo (per quelli successivi si parla di “ultravioletti”) è spesso legato al potere dei Re ed all’idea della metaorfosi o del rinnovamento.
Leonardo Cremonini ne dà però una raffigurazione intima, legata al realismo psicologico ed alle evocazioni simboliche che caratterizzavano il suo stile.